Naturalmente, l’obiettivo è sempre avvicinarsi il più possibile all’assenza di sintomi. Ma a quali fatiche ed effetti collaterali si può andare incontro intraprendendo un percorso terapeutico? Secondo Sabina Seiler, questa è la domanda più urgente per i soggetti affetti da psoriasi. A questo proposito consiglia: “È importante che i pazienti chiariscano innanzitutto a se stessi quali sono i loro obiettivi personali: cosa significa per me qualità della vita e a che livello di qualità della vita voglio tornare iniziando la terapia?” I pazienti dovrebbero porsi questa domanda ben prima del consulto con il medico. Cerchiamo allora di fare un po’ di chiarezza sul tipo di terapia adatto.

myHEALTH: Signora Seiler, in che misura la scelta del trattamento e la qualità della vita possono dipendere una dall’altra nel concreto?

Sabina Seiler: Quando la persona si sente inibita a presentarsi in pubblico a causa dei sintomi visibili, può soffrire di una notevole limitazione della sua qualità della vita. In determinate circostanze si conduce già una vita piuttosto ritirata. L’obiettivo di questi pazienti quindi si può riassumere così: “Potrò di nuovo partecipare attivamente e liberamente alla vita, mostrandomi in pubblico e sentendomi ancora accettato/a”. Ecco che allora il paziente può anche verosimilmente accettare una terapia faticosa o radicale, dice Seiler. Altri soggetti con malattia medio-grave potrebbero accettare magari di mitigare i sintomi con terapie topiche, quindi esterne. La scelta della terapia dipende anche dalla capacità personale di gestire il peso della sofferenza.

myHEALTH: Si parla anche di pressione sociale.

Sabina Seiler: Assolutamente. Sono piuttosto frequenti commenti come “Non si può entrare in piscina” o “Non si può toccare la frutta”. Alcuni pazienti possono reagire con sicurezza e affermare: “Non preoccupatevi: non è una malattia contagiosa”. Per altri potrebbe essere più difficile. Ovviamente è tutto più semplice se le parti del corpo colpite non sono visibili. I modi in cui i pazienti reagiscono a queste situazioni variano a seconda delle forme della malattia.

myHEALTH: Dal punto di vista del paziente, quali sono gli altri criteri importanti per la scelta della terapia?

Sabina Seiler: Innanzitutto i pazienti devono poter disporre di buone informazioni generali sulle principali terapie disponibili. Questo soprattutto perché alcune terapie devono essere utilizzate molto a lungo, se non per tutta la vita. Può quindi trattarsi di decisioni terapeutiche ad ampio effetto. Criteri particolarmente importanti sono i possibili effetti a breve e lungo termine, così come la facilità o complessità di somministrazione: con che frequenza devo assumere le compresse? Per eseguire l’iniezione devo recarmi tutte le volte dal medico?

myHEALTH: In base alla Sua esperienza, è facile che un paziente trattato con farmaci biologici si autosomministri regolarmente un’iniezione?

Sabina Seiler: La decisione di utilizzare farmaci biologici per molti soggetti colpiti dalla malattia è indubbiamente un grande passaggio. In fondo si tratta praticamente di una terapia a tempo indeterminato. Allo stesso tempo, per pazienti molto gravi può essere anche una liberazione. L’applicazione nella maggior parte dei casi non è facile. Spesso questa dipende dallo stato emotivo e da come ci si sente quel giorno. La maggior parte delle volte si preferirà lasciar eseguire l’iniezione dal medico, anche se questo significa un grande e costante dispendio di tempo.

myHEALTH: Un nuovo medicinale del gruppo delle “small molecule” ha indubbiamente un effetto minore rispetto ai farmaci biologici, ma può essere assunto sotto forma di compresse.

Sabina Seiler: Sì, potrebbe trattarsi di una buona soluzione tra terapie topiche e farmaci biologici. Naturalmente, anche per queste nuove terapie orali vi è la necessità di assumere le compresse in modo continuativo e possibilmente senza interruzioni.

Per consultare il sito Web della società svizzera per la psoriasi e la vitiligine (SPVG), fare clic qui.

Autore
Dr. Kai Kaufmann
30.05.2016